video con sottotitoli a cura di Elena Cesari*
«là dove la pioggia libera la pianura
basse le strade basso il bianco basso il moderno.»
(inedito)
Biobibliografia
Klaus Miser è nata a Pescara negli anni ’70. Di formazione scientifica il suo approccio alla poesia è stato sempre volutamente dispersivo, con testi presentati con pseudonimi diversi, e con predilezione per l’aspetto performativo. Reading dalle strade statali all’Historischer Kataster di Berlino, dai festival femministi a quelli teatrali, dalle radio indipendenti ai bar di provincia, al Cocoricò di Riccione. Ha partecipato alle più svariate performance, anche musicali, con Pornflakes, Fabrizio Palumbo, Paul Beauchamp, Jacopo Benassi, Cristina Rizzo, MissQlee, MP5. Ha autoprodotto il cortometraggio “eppurenessunoparlava” con Silvia Calderoni. Pubblicazioni: Luogo Comune in Italian Landscapes – Sossella Editore; Non è un paese per poeti – Edizioni Prufrock; PescaraBabylon – Collana Isola. Il suo ultimo lavoro è la plaquette illustrata Kill your Poet Again, prodotto da SPRINT Salone del Libro d’artista di Milano, curato da Dafne Boggeri.
Intervista
1. La parola è parte di un linguaggio conoscitivo e creativo, definisce e scardina. Qual è una parola che ritieni abbia rappresentato la tua esperienza poetica?
Betulle.
Per lo sguardo sulla natura sensu latu, per la lettura antispecista fondante per il mio transito sul pianeta. Per lo spettacolare e policromico scenario drammaturgico che chimicamente rende possibile la nostra esistenza e quindi anche linguaggio e poesia. Per un rinnovato e ciclico meccanismo di agnizione che la natura restituisce al mio processo poetico. Le betulle simboleggiano anche il mio amore per poesia e letteratura russa.
Quello che mi interessa nella mia esperienza poetica è il rapporto tra segno e tempo, che la natura s.l. ci restituisce continuamente nella percezione, dopo averla scardinata a dovere. Scientificamente il tempo esiste simultaneamente e continuamente, il noto cronotopo che fa da palcoscenico a tutti gli eventi fisici. La nostra intera percezione di vita però non trova una corrispondenza univoca nella fisica, dove non è possibile sequenziare in modo assoluto, ma solo localmente, l'apparente successione degli eventi secondo l'osservazione umana. Noi viviamo perennemente in questo scarto, e basta una betulla a ricordarcelo.
2. Madri e padri del proprio percorso poetico: qual è il tuo rapporto con la tradizione letteraria e come essa ha influenzato la tua scrittura poetica?
Ho avuto un approccio vorace, ma caotico con la tradizione letteraria. In giovane età i miei genitori, appassionati lettori, mi hanno regalato un archivio di stimoli alla Perec: dalla manualistica, ai trattati, alla letteratura, ai saggi…
Il mio percorso biografico è stato poi di rottura e di antagonismo, anche rispetto alla tradizione letteraria e al mainstream. Quindi un accumulo di echi senz’altro molto variegati ed eterogenei e influenzati anche dalla mia biografia, che vede una formazione scientifica e un percorso politico trans-femminista. Se devo restringere il campo e pensare solo ad alcuni nomi, per non produrre un più rigoroso e onesto, ma sicuramente noioso, elenco di riconoscimenti, posso dire senz’altro Emilio Villa, Patrizia Vicinelli, Pier Paolo Pasolini, Dino Campana, Victor Cavallo e Amelia Rosselli, per quanto riguarda la poesia italiana. Con Amelia Rosselli sto ancora facendo i conti.
Altri autori molto amati sono T.S. Eliot, R.M. Rilke, V. Chlebnikov, I. Brodskij, M. Cvetaeva, Boris Ryzij, Anne Sexton, A. Ginsberg, J. Kerouac, I. Christensen, O. Mandel’stam, Lucrezio. Autori che credo mi abbiano influenzato molto nella scrittura sono John Dos Passos e D.F. Wallace, ma anche il Genet di “Notre dame des fleurs”.
Mi interessano molto le strutture testuali che evocano alterità e spiazzamenti e che contengano in sé dislocazioni di struttura, una sorta di mise en abyme, in cui riscrivo con cut up circolari e programmatici. Alla fine un albero di betulla viene visto dalla nostra retina in molteplici modi grazie alla luce, pur essendo la stessa betulla nel medesimo luogo.
Questo video è parte del progetto “Una come lei”.
*Elena Cesari
Nata a Castel San Pietro nel 1982, Elena Cesari è educatrice di professione. Da anni appassionata di pratiche e saperi agroecologici, è stata anche operatrice dell’accoglienza, insegnante di italiano L2 a persone di ogni età e provenienza geografica. Ha pubblicato Una viola, una pigna, un’ombra (Fondazione Mario Luzi Editore, 2014) e L’essenziale delle cose perse (Edizioni LietoColle, 2015). Attualmente studia la Lingua dei Segni Italiana ed è iscritta al Corso di Alta Formazione in “Linguaggi per l’accessibilità e l’inclusione” dell’Università di Bologna.