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Fondo Anna Rossi-Doria

La biblioteca e le carte di lavoro della storica tra le più importanti dell’età contemporanea, fondatrice degli studi di storia politica delle donne.

Anna Rossi-Doria, Roma 22 marzo 1938 – Roma, 14 febbraio 2017

Nota biografica redatta da Elda Guerra nel marzo 2018 e pubblicata in relazione all’inventario delle carte, sul sito di Ibc Archivi.

Nelle carte dell’archivio di Anna Rossi-Doria si trova un fascicolo intitolato “Curriculum-Szymborska” dove il testo autografo del suo curriculum professionale è accompagnato dalla poesia Scrivere il curriculum di Wyslawa Szymborska. La poesia è incentrata sullo stridore tra la vita, la sua complessità e la semplificazione della procedura legata alla necessità di accompagnare a una domanda per qualche incarico, per l’appunto, il proprio curriculum.

Eccone alcuni versi:

A prescindere da quanto si è vissuto / è bene che il curriculum sia breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti. / Cambiare paesaggi in indirizzi / e malcerti ricordi in date fisse. […]
È la sua forma che conta, non ciò che sente. / […] (1)

Un avvertimento prezioso anche per leggere (e scrivere) questa prima nota biografica.

Anna Rossi-Doria nasce a Roma il 22 marzo 1938, prima di due sorelle. La madre è Irene Nunberg, il padre Manlio Rossi-Doria. Nella stessa città frequenta il Liceo Mamiani, per iscriversi poi all’Università, dove si laurea in lettere nel 1961 con una tesi sulla crisi politica italiana di fine secolo, avviata sotto la guida di Federico Chabod. Inizia così l’itinerario attraverso la storia politica e delle idee che rimarrà la cornice delle sue ricerche.

I primi studi riguardano, a partire dalla tesi, il riformismo conservatore e la figura di Antonio di Rudinì, argomento di due saggi: A proposito del secondo ministero Di Rudinì (“Studi storici”, aprile-giugno, 1968) e Per una storia del “decentramento conservatore”: Antonio Di Rudinì e le riforme amministrative (“Quaderni storici”, 1971, 18).

Tra il 1963 e il 1965 ottiene prima una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione, poi una seconda della Fondazione “Luigi Einaudi”. Vincitrice di concorso per l’insegnamento di italiano e storia, insegna dal 1966 al 1972 negli istituti tecnici di Palestrina e di Roma  impegnandosi, nel clima di quegli anni, in un’attività didattica aperta e coinvolgente nei confronti degli studenti.

Nel 1973, riceve un comando presso l’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza (Irsifar), a cui rimarrà sempre legata con la sua presenza nelle iniziative, nelle pubblicazioni, negli organismi di direzione. Entra a far parte del gruppo di ricerca nazionale, promosso dall’Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia (Insmli), sul periodo della ricostruzione post-bellica, indagando in particolare il movimento contadino meridionale. Questa attività di ricerca sfocia in alcuni saggi e nel volume sui decreti Gullo e il loro intreccio con le lotte agrarie nelle aree povere del Mezzogiorno (Il ministro e i contadini. Decreti Gullo e lotte nel Mezzogiorno, 1944-1949, Roma, Bulzoni, 1983).

Ma gli anni Settanta sono per Anna quelli dell’incontro con il femminismo, un incontro destinato a segnare un passaggio cruciale della sua biografia intellettuale ed esistenziale. Partecipa con intensità al movimento fin dalle prime manifestazioni romane. Nella congiuntura di fine decennio contrassegnata dalla nascita di librerie, centri, biblioteche delle donne è tra le protagoniste del Centro culturale Virginia Woolf di Roma dove insegna nei corsi rivolti a donne adulte, li progetta ed elabora i testi su temi chiave dell’esperienza storica delle donne prescelti per la programmazione annuale, come la densa introduzione al programma del 1984, L’eccesso femminile.

Collabora con la Federazione lavoratori metalmeccanici nella stagione del “femminismo sindacale”, tenendo incontri e seminari sulle leggi di tutela tra uguaglianza e differenza, tema dei suoi primi lavori di storia delle donne. Nel 1985 pubblica il saggio Uguali o diverse? La legislazione vittoriana sul lavoro delle donne (“Rivista di storia contemporanea, 1985,1). Ma ancor prima, nel 1980, cura l’edizione italiana, del libro curato a sua volta da Margaret Llewelyn Davies, segretaria della Women’s Cooperative Guild, La vita come noi l’abbiamo conosciuta, pubblicato nel 1931 che raccoglieva, precedute da una lettera di Virginia Woolf, le lettere inviate da donne proletarie alla loro organizzazione.

Fa parte del comitato di redazione di “Memoria”, prima rivista italiana di storia delle donne (nata nel 1981) e vi contribuisce con saggi e interventi. Insieme a Maria Cristina Marcuzzo promuove a Modena l’importante convegno interdisciplinare su La ricerca delle donne. Gli studi femministi in Italia pubblicato nel 1987 con lo stesso titolo e, nel 1989, è tra le fondatrici della Società italiana delle storiche.

L’impegno culturale e politico nei confronti delle donne e del rapporto tra femminismo e democrazia accompagna la scelta di presentarsi da non iscritta, nelle liste del Partito comunista italiano, come candidata alle elezioni del 1989 per l’amministrazione comunale di Roma. Eletta, svolge il suo mandato fino alle elezioni successive del 1993.In queste veste si occupa in particolare delle donne migranti nel contesto delle prime forti correnti migratorie dirette nel nostro paese.

All’inizio degli anni ’80, riprende l’insegnamento, altra passione della sua vita, stavolta in sede universitaria. Come professore a contratto tiene, dal 1981 al 1992, i primi corsi in Italia di Storia delle donne tra le Università di Bologna, di Modena, di Napoli e della Calabria. Divenuta per concorso professore associato nel 1992, insegna Storia contemporanea presso l’Università della Calabria. Nell’anno accademico 1998-99 si trasferisce a Bologna dove viene istituzionalizzato per la prima volta, presso la Facoltà di lettere, il corso di Storia delle donne di cui è titolare per i cinque anni successivi, fino al ritorno a Roma all’Università di Tor Vergata. Nella sede bolognese, accanto ad una appassionata attività didattica per la formazione di giovani studiose e studiosi, promuove incontri e seminari e progetta e conduce, nel quadro dei rapporti tra università e enti di formazione professionale, il Master in studi di genere e politiche di pari opportunità. Intensi sono anche gli scambi con le associazioni di donne della città, in particolare l’Associazione Orlando e il Centro di documentazione delle donne con la sua biblioteca. Nel 2000 Anna Rossi-Doria coordina la sessione dedicata agli studi sui femminismi contemporanei nell’ambito della “4th European Feminist Research Conference” promossa dall’associazione e dal centro bolognesi nell’ambito delle reti europee degli studi femministi.

Un’intensa attività di ricerca precede, accompagna e segue quella di insegnamento e di impegno culturale e politico. Diversi soggiorni in Inghilterra, la partecipazione alla “5th Berkshire Conference on the History of Women” e l’ottenimento nel 1986 di una borsa Fullbright le consentono di ampliare e approfondire i suoi studi. Come lei stessa scrive nel curriculum citato all’inizio di questa nota: “Le ricerche di storia delle donne hanno avuto una prima fase di riflessione metodologica, condotta soprattutto attraverso il confronto con la storiografia straniera, volta a evitare il duplice rischio che la necessaria messa in discussione delle abituali categorie interpretative sfociasse in un tipo di storia ideologica e che la storia delle donne si separasse, come un mondo a sé stante, dalla storia generale. In una seconda fase le ricerche, in un periodo in cui la nascente storia delle donne italiana era prevalentemente di storia sociale, si sono sviluppate nell’ambito della storia politica sulla lotta delle donne per i diritti di cittadinanza, concentrandosi sulla tematica del rapporto tra uguaglianza e differenza”(2). Ne sono esito numerosi saggi tra i quali, quello già ricordato dal titolo Uguali o diverse? La legislazione vittoriana sul lavoro delle donne e il fondamentale volume sul pensiero politico suffragista La libertà delle donne. Voci dalla tradizione suffragista, (Torino, Rosenberg & Sellier, 1990) dedicato alle donne che avevano frequentato i corsi al Centro Virginia Woolf. Di poco successivi sono anche la raccolta di saggi da lei curata e introdotta, Il primo femminismo (1791-1834), Milano, Unicopli, 1993 e il contributo Individualità e “anima collettiva” nelle lotte per il suffragio nel volume Il dilemma della cittadinanza, a cura di Gabriella Bonacchi e Angela Groppi, Roma-Bari, Laterza 1993.

Successivamente le sue ricerche si focalizzano sulla storia italiana, l’ingresso delle donne nella vita politica tra Resistenza e inizi della Repubblica e l’avvento del diritto di voto. Sono di questi anni il saggio Donne sulla scena politica in Storia dell’Italia repubblicana, vol. I, Torino, Einaudi, 1994 e il libro Diventare cittadine. Il voto alle donne in Italia, Firenze, Giunti, 1996, dedicato alla madre, Irene Nunberg che votò per la prima volta nel 1946.

Questi ulteriori studi la portano ad approfondire il nesso tra uguaglianza e differenza e la contraddizione tra l’affermazione moderna dell’individualità femminile e il persistere di una concezione organicistica della famiglia come ostacolo alla conquista della cittadinanza. Non solo, con gli anni ’90, alla storia politica delle donne, nella cornice del dibattito sull’uso pubblico della storia apertosi nella storiografia italiana, affianca un altro fondamentale cantiere di studio intorno al rapporto tra memoria e storia a partire dal caso della deportazione e della Shoah.

Avvia così la ricerca sulla storia dell’antisemitismo e dei suoi rapporti con l’antifemminismo in età positivistica e in prospettiva comparata. Per usare ancora le sue parole: “Il tema del rapporto tra uguaglianza e differenza ritorna così in una prospettiva più ampia di indagine sulle origini del razzismo novecentesco del darwinismo sociale della fine del secolo, spostandosi dal campo della storia politica a quello della storia delle idee”(3).

Ne conseguono diverse pubblicazioni, tra cui il volume Memoria e storia: il caso della deportazione, Soveria Mannelli, Rubettino, 1998; il saggio Storia della Shoah e storia di genere, pubblicata su “Passato e presente” 2003, 58, rivista di cui è stata fino alla fine componente della redazione; i contributi Memorie di donne, in Storia della Shoah, vol. IV, Torino, UTET, 2006 e Appunti su emancipazione ebraica e diritto alla differenza, nel volume Pensare la contemporaneità. Studi di storia per Mariuccia Salvati, Roma, Viella, 2011.

Accanto a questi studi, il dibattito femminista su uguaglianza, differenza e differenze, l’emergere della questione intorno alle diverse appartenenze razziali e culturali la portano, poi, ad affrontare un’altra diversa declinazione del rapporto uguaglianza/differenza, quella tra universalità e particolarità È questo il nodo al centro dei due saggi su Diritti delle donne e diritti umani, apparsi rispettivamente su “Contemporanea. Rivista dell’800 e del ‘900” VII, 4 (2004), e nel volume curato da Mariuccia Salvati Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. 10 dicembre 1948. Nascita, declino e nuovi sviluppi, Roma, Ediesse, 2006.

Nonostante il manifestarsi della malattia, non interrompe l’attività. Per quanto le è possibile Anna Rossi-Doria continua a partecipare a incontri, convegni, seminari e a curare recensioni, interventi, saggi. La Scuola estiva di storia delle donne promossa dalla Sis che già l’aveva vista aprire nel 2004 la sessione dedicata al femminismo degli anni ‘70 con il saggio Ipotesi per una storia che verrà in Il femminismo degli anni Settanta, a cura di Teresa Bertilotti e Anna Scattigno, Roma, Viella, 2005), la ritrova in uno dei suoi ultimi interventi pubblici, nel 2012, nella sessione intitolata Narrare sé/narrare il mondo. In quest’occasione torna sul tema della memoria della Shoah con Memoria e racconto della Shoah, pubblicato in “Genesis. Rivista della società Italiana delle Storiche”, 2012, 1-2.

Contemporaneamente si dedica alla raccolta degli scritti sui temi fondamentali della sua opera storica, al meditato lavoro di selezione dei testi e alla stesura delle introduzioni. Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne, Roma, Viella, 2007 è la prima fondamentale raccolta. Il silenzio, a cui allude nel titolo, ispirato al poema Cartographies of Silence di Adrienne Rich, è il silenzio delle donne escluse all’origine dell’età contemporanea dalla sfera politica e da quella del diritto, che invece trovano voce nella grande tradizione del romanzo femminile moderno. La prima e più ampia parte comprende i saggi storici. Segue la seconda, L’altra metà della storia, separata da una pagina bianca, e composta da alcuni brevi scritti legati alla sua personale esperienza di partecipazione al femminismo contemporaneo e alle questioni che l’attraversarono.

Il volume è dedicato alle figlie Silvia (1962) e Lisa (1966) avute nel primo matrimonio con Carlo Ginzburg.

La seconda raccolta, Sul racconto della Shoah (Torino, Zamorani, 2010) che sceglie di dedicare a Claudio Pavone, compagno e marito di un lungo tratto della sua esistenza, comprende saggi sul controverso rapporto tra memoria e storia, sugli effetti dell’istituzionalizzazione della memoria, e sulla specificità della memoria femminile nella “comune catastrofe”. E – come scrive nella prefazione – se nella prima parte poteva servirsi degli strumenti della ricerca, di fronte a queste voci per lei, figlia di un’ebrea polacca e nipote di un sopravvissuto, “la fedeltà al lutto tornava a manifestarsi nella scelta di limitarmi a citarle e tacere”, (ivi, p.10).

Anna Rossi-Doria cessa di vivere a Roma nella sua casa di Via dei Villini, il 14 febbraio 2017.”

 

Note:

(1) Tratto da Wislawa Szymborska, Scrivere il curriculum in Vista con granello di sabbia. Poesie 1957-1993, Milano, Adelphi, 1998, pp.167-168.

(2) Si veda la seconda pagina del Curriculum conservato in Archivio Anna Rossi-Doria, busta 4, fasc. 3.

(3) Si veda la terza pagina del Curriculum conservato in Archivio Anna Rossi-Doria, busta 4, fasc. 3.

 

Il Fondo Anna Rossi-Doria alla Biblioteca Italiana delle Donne

A luglio 2017, grazie alla donazione compiuta dalle figlie, Silvia e Lisa Ginzburg che ne hanno raccolto la volontà, sono giunte alla Biblioteca Italiana delle Donne e all’Archivio di Storia delle donne, la biblioteca e le carte di lavoro di Anna Rossi-Doria, tra le più importanti storiche dell’età contemporanea, fondatrice degli studi di storia politica delle donne e titolare del primo insegnamento italiano di Storia delle donne, istituito all’Università di Bologna nel 1998.  Il fondo, costituito da circa 3000 libri e dall’archivio personale, è suddiviso nei tre grandi ambiti di ricerca di Rossi-Doria: la storia politica delle donne; il rapporto tra storia e memoria, le relazioni e gli intrecci tra antifemminismo e antisemitismo, nonché l’esperienza delle donne nelle persecuzioni razziali. Ad essi si aggiungono studi sulle politiche agrarie oggetto dei primi saggi e volumi di storia generale, dal XVIII secolo in avanti. Dopo il lavoro di riordino e inventariazione delle carte d’archivio della studiosa –importante testimonianza della sua biografia intellettuale, dell’attività di ricerca e insegnamento e del suo impegno culturale e politico, in primo luogo nel femminismo italiano.

Il fondo librario è stato catalogato nel 2019 e reso disponibile al pubblico per il prestito. E’ stato collocato nella Sala Timpano della Biblioteca dedicato esclusivamente a questo fondo.

Archivio Anna Rossi-Doria (1955 - 2016)

Il complesso archivistico è una preziosissima testimonianza dell’attività di Anna Rossi-Doria come intellettuale, storica di genere, protagonista del movimento femminista e del mondo politico femminile a partire dagli anni ’70. Il fondo raccoglie il patrimonio documentario relativo all’attività professionale e politica della studiosa, selezionato e donato per volontà della stessa Anna Rossi-Doria, per il tramite delle figlie, alla Biblioteca delle donne di Bologna/Archivio di storia delle donne. Si tratta di scritti e interventi della studiosa, sia nella fase preparatoria che in quella edita, materiale relativo alla sua attività di docente universitario, appunti manoscritti raccolti in quaderni e taccuini, nonchè materiale edito utilizzato come fonte primaria o secondaria per i suoi studi e le sue ricerche. Presente inoltre materiale relativo al suo impegno all’interno del Centro Virginia Woolf, nonchè al suo ruolo di Consigliere comunale al Comune di Roma dal 1989 al 1993.
I documenti originali del fondo sono databili presuntivamente dalla fine degli anni ’60 (fatta eccezione di alcuni appunti manoscritti databili 1955) fino al 2016, ossia pochi momenti prima della scomparsa della studiosa. E’ presente inoltre molto materiale edito, saggi, articoli e pubblicazioni (prevalentemente in fotocopia), opuscoli ed estratti databili a partire dal 1833

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